Il Brocchi

Il Brocchi

 

L’inizio è complicato. Un’accozzaglia di fili, disordinati, anarchici, indisciplinati si arrabattano nella confusa mente. Urgente è trovare un capo per dare ordine nella coscienza di perdere la complessità della persona, in favore di una possibile, non l’unica, rappresentazione del tutto, e che tutto, nella fattispecie.

La soluzione: il nick name. IronMauro.  Così si presenta nella piazza mediatica.
Immediata è l’associazione – Iron -   alla gara regina, senza offesa, l’essenza della triplice. Mauro è uno dei pionieri. All’alba del nuovo secolo solcava i cieli alla ricerca del “pallino rosso”. Ottenuti i gradi, e quindi il titolo di fregiarsi del suffisso, il suo peregrinare non cessa, tutt’altro. Eppure qui lui si distingue. Raramente per non dire mai, ve ne parlerà. Nessun ammonimento, solo la testimonianza. Teniamolo a mente, e come non canticchiare dei “buoni consigli se non può dare cattivo esempio”.  
Confesso che il cammino iniziatico mi è oscuro. Tracce labili riconducono l’avvio alla genetica famigliare, generata da un capostipite grande e instancabile podista. Della madre sappiamo essere una coriacea abitante dei ronchi capace di allevare, educare una tribù numerosa, di cui il nostro è l’ultimo nato.
Ben avviato allo sport, si odono pure i clangori di corde e moschettoni. Tre passi alternati, palla nel cilindro sono la passione endemica, mai abbandonata. E credo si possa continuare a lungo nell’inventario se non fosse che Iron Mauro è già oltre, intento ad inventarsi nuove sfide.  Gli chiederemo di allegare l’elenco per completare il CV dell’atleta. 
Urge invece soffermarsi sulla sua “pass world”. Il Brocchi. Il = soggetto indicativo determinato è rivelatore della sua unicità e tutti si premurano di pronuncialo maiuscolo, segue il sostantivo Brocchi.  
La sua unicità sta nell’immediatezza. Provare per credere. Calatelo in una qualsiasi piazza dei due emisferi e lui, senza troppi preamboli, a suo perfetto agio inizia a dialogare con chiunque entri nella sua sfera visiva. Ne schiavi ne padroni, ne santi ne diavoli sfuggono al suo eloquio, tutti son degni di sorrisi e attenzione.    
È il perfetto esempio di come le mura servano ad ergersi per ampliare lo sguardo e non per difendersi dallo sconosciuto. Le mura, o meglio le radici, sono quelle di una brescianità bene intesa. Eppur non nato nel Carmine, di esso lui se ne impossessò fin da giovane età. Punti cardinali: Cinema Moderno, Aquila Nera, Ponticello contornano l’arteria principale, Via San Faustino. Nel perimetro segnato dalle Porte della dominazione veneta si compie l’iniziatica adolescenza del Brocchi. Le pulsioni di una antica nobiltà popolare lo influenzano e lo marcano. Il Carmine è la metafora dell’accoglienza, del fluire delle genti. Il suo apice la fiera patronale. Evento celebrato dal nostro nella assoluta ritualità spirituale della gastronomia per palati fini: porchetta, salsiccia e dintorni sono gli archetipi della convivialità. Ogni bancarella, angolo, spiazzo del tratto Cesare Battisti - P.zza Loggia viene scandito da saluti, abbracci, battute salaci. Nessun sfugge, tutti passano al cospetto del verace carmelitano.
Riti ancestrali che si ripetono tutto l’anno, basti rammentare nella stagione estiva il trofeo Guizzi dai tornanti del castello e a seguire una infinità di sagre, concerti, gare, eventi.  Ecco, Il Brocchi è presente e urlante.
Capitolo a parte richiede la fede biancazzurra: il Brescia, equanimemente divisa tra stadio e palazzetto, tra rete e canestro, tra rimbalzi ed assist. Anche qui si distingue per una passione inusuale, almeno a queste latitudini: la Sampdoria. Oscuri appaiono i moventi. Non una grande del panorama calcistico, nessuna discendenza genovese, forse i colori, le strisce doriane, sempre di nobiltà si tratta. Eppure è vera passione. Ritiri estivi con scambi di opinioni con il presidente Ferrero sono altri punti fermi del rituale “brocchiano”.Radici profonde e orizzonti ampi, come non confermarli. In questo Il Brocchi si afferma maestro indiscusso. Limitandosi allo sport il cronista è testimone di almeno due imprese memorabili. La Verona Resia del 2013 e l’Iron di Mallorca del 2015. Poche annotazioni. La prima 300 km di bici a risalire l’Adige: temporali, nubifragi, allagamenti, chi c’era può testimoniare, segnano l’impresa. Il nostro parte con la storica “socia” all’alba e con la loro serafica andatura giungono al traguardo. Impresa riuscita. Nessun lamento o dubbio. Solo imprecazioni, sbeffeggi, insulti alla luna. Il Brocchi: pronto a ripartire. 
Iron Mallorca settembre 2015. Serpeggiano dubbi nella comunità Dttri sulla sua preparazione, eppure nessun segno traspare, almeno in superficie. Partenza, via. Frazione nuoto superata. La bici si perde nell’isola così come le tracce del Brocchi. Passa il tempo e le notizie lo danno ricoverato in ambulanza causa rigetti di stomaco. Amarezza tra gli amici. Pochi gli attimi di scoramento e preoccupazione, perché lungo il percorso maratona lo ritroviamo a incitare gli amici, a sostenete gli esordienti. 
Il 2016 è all’insegna della pura fantasia. Si inventa due nuove avventure.
Il 16 aprile la “ULTRAMARATONA di ore 12 in circuito cittadino” a Provaglio d’Iseo. Chi può passa a salutarlo e in cambio riceve sorrisi e racconti fantasiosi. Poche settimane e altra maratona notturna ciclistica nel circuito di Monza. 

Insistere nella cronaca non serve se non per ricordare a tutti quanto sia divertente e piacevole allenarsi con Lui. Nulla appare impossibile, anzi le salite vengono appianate a colpi di chiacchere, motteggi, allegorie, schiamazzi e pause d’ogni sorte. Insieme alla indomabile socia, la ricordata “LU”, i percorsi dettati dal capo gruppo sono scanditi non dalle “banali” salite ma da osterie, trattorie, bar, agriturismi, punti panoramici quali tappe per epiche colazioni, caffè, scatti d’autore, telefonate d’obbligo. Per il suo approccio ludico alla fatica meriterebbe di essere nominato, chiari meriti, selezionatore ed allenatore delle reclute. 

 

Cenni di rispetto vanno alla compagna, la Valentina. La sua immancabile camera oscura documenta gli appuntamenti ludici e sportivi dell’esuberante marito. La sua presenza allieta tutti. L’ansia, le preoccupazioni per lo stato dell’atleta si percepiscono appena, l’abitudine alle intemperanze atletiche devono averla sufficientemente temprata. Pure le sfide, ovviamente e puntualmente vinte, con il suo primogenito hanno a lungo accompagnato il padre sognatore, ora la scempiaggine dell’adolescenza portano il pisquano verso altri lidi, ma confidiamo nel suo giovanile rinsavimento. 

Esistono anche lati oscuri del Brocchi. Almeno uno va ricordato. La sua totale, assoluta avversità alla “Fornero”. Ostacolo ultimo al fine lavoro. Se imprecazioni sfuggono dal suo senno riguardano la fabbrica, non come metafora della creazione, ma quale fisica, materiale, spazialmente definita gabbia della fatica.  Il termine fine ad una onorevole per quanto sofferta vita lavorativa si avvicina troppo lentamente per le aspettative del Brocchi, eppure fidiamo che con la sua saggezza e pazienza arriverà a cogliere lo status di “finisher”. È comunque un esempio, un testimone vivente di come mantenere un rapporto di mera strumentalità con il lavoro, ed evitare ogni forma di succube subalternità ai miti del successo e della carriera.

 

Giovani, meditate.

      
 

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