Elbaman 2018

La stagione non è ancora arrivata al termine ma con Elbaman si può considerare conclusa. La maggior parte degli atleti tira le somme di un anno di gare, di allenamenti, di sogni e aspettative e lo fa in questa magica isola dove sudore e fatica pretendono rispetto. Le distanze previste e l’altimetria del percorso ciclistico fanno riflettere e già questo fa pendere la bilancia del triathleta verso la follia. 
Gli atleti del team bike Gussago triathlon la considerano ormai gara sociale e ben 21 di loro sono ai nastri di partenza sulle due distanze. Per molti  è l’esordio nel mezzo, per altri nell’ “ironman” e i 21 o 42 finali sono giustamente temuti.
La giornata è splendida, il mare limpido e calmo, il vento debole...condizioni ideali per soffrire e gioire. 
Il tempo passa e noi accompagnatori seguiamo trepidanti lo svolgersi dell’epica impresa. 
Il nuoto è un attimo fuggente anche per i più lenti, la bici un lungo e  arduo passaggio tra mattina e pomeriggio che porta i nostri a confrontarsi con le proprie paure e gli incubi di mesi: la corsa finale!!!
Sono le ore più calde del giorno, il vento si è alzato e corrergli incontro secca le fauci, esserne sospinti fa bollire i corpi. Finiscono i dreamers della media distanza. Esordienti e non si scambiano sguardi e opinioni condividendo l’impresa compiuta. Esausti e felici ora guardano, ammirano e sostengono i loro compagni di squadra che cominciano a conoscere i loro demoni. 
Il pomeriggio volge a sera quando i primi dreamers giungono al traguardo tra lacrime di gioia per l’immane fatica compiuta. La sera s’inoltra fino a notte quando gli ultimi arrivano. Le lacrime sono le stesse come gli sguardi commossi di parenti e amici. 
Anche per questi ultimi la giornata è stata lunga e faticosa ma basta quell’attimo, il momento dell’arrivo, la scossa di adrenalina che unisce atleta e supporter a far dimenticare tutto. I mesi di preparazione, i tempi rubati alla famiglia e al lavoro per vivere questa giornata infinita in un solo brevissimo istante, l’arrivo. 
Il sogno è realizzato, la gravità li abbandona e guardano dall’alto l’impresa compiuta.
Domani è un altro giorno e niente sarà più lo stesso. 
Gli esordienti della lunga distanza hanno lo sguardo sereno, appagato come già i più esperti finisher mentre per chi ha concluso il mezzo la scintilla, quella fiamma che arde negli sguardi di chi ha portato a termine il cammino più lungo, brucia brucia brucia e sanno già che per lenire quel dolore c’è una sola cosa da fare: osare!
Dream big and dare to fail

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