Mauro Bettinelli: il Betty

I nostri atleti: il Betty.
Mauro Bettinelli.
 
 
Fin dal suo concepimento si intravedono i segni del destino.
La configurazione dell’ovulo, che contiene la genesi del nostro, delinea il profilo di un chicco. Il chicco manipolato dalla sapienza delle  mani degli avi che, trasmessa dagli ignari genitori, ignari delle qualità del pargolo non delle magnificenze della propria arte,  assurgerà a simbolo nel noto logo delle “Fornarine”: mani operose  posano nel braciere l’impasto lievitato. Ma il tutto ebbe un origine, un percorso iniziatico a cui il Bettinelli, per tutti  Betty, intraprese in giovane età.
Prendiamo l’avvio con l’età dedicata all’educazione. Trascorsi i primi anni a bighellonare nelle strade   e nei cortili del vicinato, l’esercizio sportivo costituisce il disperato tentativo di dare disciplina allo scapestrato fanciullo. Dapprima le gesta elementari del nuoto, muoversi in un ambiente ostile, e dello judo, difendersi dai propri simili, consentono al Betty di interagire con il mondo selvaggio che lo circonda. Si apre poi a movimenti più complessi, come infilare la palla in un canestro, oppure muoversi evitando lo schianto contro pali o alberi, con l’aggravio di calzare lunghe protesi e armato di puntuti bastoni, che con difficoltà egli capirà non essere fatti per picchiare gli astanti, ma solo per rendere più fluidi i movimenti.   
Infine  la speranza di comporre tutte le articolazioni induce gli increduli educatori a rendere “full contact” il pargolo, a cui comunque non viene evitato il contatto con il progresso tecnologico, saggiamente  rapportato alla sua scala evolutiva: la bicicletta. Ovviamente il nostro nella testardaggine di bruciare le tappe e risparmiare i “garretti”, chiede l’aggiunta di un motore e dal velocipiede si passa in breve alla “moto”. In essa si condensano i fumi della modernità e il rumoroso deflagrare della fallica adolescenza. Siamo al classico binomio “donne e motori”, che rischieranno di far deragliare l’ancora acerba personalità del Betty. Riconosciamogli però il talento: la competizione, l’ebrezza della velocità lo portano a competere in gare su strada e su pista. Si cimenta anche in luoghi magici, come il Mugello dove con una scintillante Yamaha ottiene lusinghieri risultati. Il demone rischia di risucchiarlo nel vortice.
A trarlo in salvo interviene il “Lavoro”. Dobbiamo riconoscere che ancora la Provvidenza, come nei famosi assalti ai forni dove salvò Renzo, mostra la sua bontà e interviene a recuperare Mauro dal pericolo del naufragio, a strapparlo dalla dannazione del peccato, o quantomeno prova a contenere i danni.
Ma procediamo con ordine.
Il punto di svolta: la chiamata alle armi.
Obbligo consueto del secolo passato,  prevedeva per i giovani giunti al temine dell’adolescenza, il rito iniziatico del servizio militare. Mauro lo affronta con abnegazione e, nella consapevolezza di essere ormai alle soglie della maggiore età, apprende la disciplina militare come metodo di formazione.  Torna dal fronte con chiari propositi: eccellere nella sua arte.
Inizia così un periodo di intensa preparazione, di abnegazione assoluta. Frequenta i corsi dei maestri pasticceri, non solo italiani. E’ all’inseguimento di tutti coloro che nello scenario continentale sperimentano e segnano il confine dell’innovazione gastronomica; questo è il proposito del nostro. Gli attestati si infittiscono.
Si comincia nel 2007 con le “confetture e marmellate”, la “pasticceria di base” e la “Mignon Moderna” nel 2008, segue la “colazione moderna” nel 2010 con il Maestro Giambattista Montanari. Continua il perfezionamento con stages sul cioccolato, le “Torte all’inglese”, i “Croissant evoluti” e le “Cotture Moderne” nel 2012.
L’ampiezza e la varietà degli alimenti studiati conferma l’eclettica personalità del Betty, la sua tartufesca curiosità e l’indole sperimentale del suo apprendere. La teoria concorre a perfezionare l’apprendistato, a fortificarlo nelle sue fondamenta teoriche, ma è nel carpire i segreti dei grandi Maestri che  Bettinelli affina le sue tacite competenze. L’apprendistato, come nelle antiche corporazione, giunge a compimento nella brigata del Maestro per eccellenza: Iginio Massari. Il percorso iniziatico è completato.
La tecnica acquisita diviene il necessario supporto alla migliore penetrazione nella complessità del gusto, della prismatica rappresentazione artistica delle proprie creazioni.
E’ l’affinamento del “gusto”, germogliato fin dalla nascita, che lo distingue. Egli accumula, sedimenta nella lentezza del tempo le proprie percezioni.  E’ il bene di famiglia  che attesta anche fisicamente l’antichità e la ricchezza di un linguaggio ereditato, ne consacra l’identità e ne assicura la permanenza nel tempo. Il suo gusto è il portato, o forse ancor meglio il condensato della riproduzione di una morale costituita da valori e virtù che la destrezza delle mani trasformano in oggetti dell’arte. La ricerca dell’appagamento dei sensi svela il desiderio di giungere alla perfezione, ad un armonia in grado di svelare l’intimità della bellezza.
Le sue creazioni hanno il dono di una originalità ben intesa: riconoscono e incorporano il significato della tradizione, dell’identità propria del dolce, per renderlo personale, unico in quanto sortito dall’acume del Betty, dal suo personale sentire, dalle varianti sensoriali che anela di trasmettere non a degli indefiniti consumatori, ma a coloro che sono disposti a rendere omaggio alle proprie doti sensoriali.
La riprova di ciò possiamo apprezzarla in due topici dell’anno: il panettone e la colomba. Dolci nati nel tempo dalla creativa povertà  e giunti nelle mani del Betty ad una personalità unica con la lievitazione naturale dell’impasto, a cui vengono aggiunti ingredienti attentamente selezionati come i canditi di Sicilia, il cedro Diamante, la vaniglia naturale, il miele di acacia e ancora zenzero, burro sopraffino. E ancora possiamo citare combinazioni di torte al lime, cocco  e sedano in grado di esprimere l’eleganza, la fantasia e l’estro dell’artista. Seguono note antiche, ma sempre reinterpretate, come la Meringata semi freddo o alla frutta, la “dolce Francesca” capace di coniugare i sapori colorati delle fragole, dei lamponi con la compostezza quali altera delle mandorle, e via passeggiando tra Roustille dalle tonalità arboree del caffè, del cioccolato, della nocciola, passando per la Torta Moderna, il Tiramisù, le Castagne Rosmarino, la Millefoglie, la S. Honorè, la Sacher, l’Amor Polenta, il Paradiso, la Montata al Finocchio o alle Mele.
L’universo dei sensi viene accolto nelle aspirazioni di Mauro, tanto da portarlo a concepire un completo cosmo del gusto, dove l’intero arco gastronomico riceve le amorevoli cure. Il palato è condotto da salda mano lungo le tappe dei sensi, dal banco dei formaggi,  dei salumi personalmente vagliati e raccontati dal nostro, per passare ai prodotti alimentari confezionati da abili artigiani che Mauro scova negli angoli più reconditi della Penisola. Si svolta l’angolo e la lunga banconata accoglie i prodotti del laboratorio, dell’antro dove il maestro esprime tutta la perfezione della sua Arte. Tutto ciò trova dimora alla Badia, nella la sua Bottega: Le Fornarine, nate con il nonno ed evolute con il nipote.
La località defilata è l’ideale luogo per creare un legame duraturo con la clientela. Non viandanti occasionali, ma persone interessate ad ascoltare, imparare e cogliere appieno la sapienza alimentare di Mauro. Il cliente si trasforma nella frequentazione abituale in amico con cui dialogare; l’insieme muta in una comunità in festa.
L’esito, certificato dal sorriso delle collaboratrici che vi accolgono alle Fornarine, è la piena conferma di quanto invano cercano gli odierni scribi di economia.  La pietra, anzi il dolce, filosofale in grado di coniugare la felicità con la redditività, a riprova ancora di quanto l’antico studioso dei sentimenti morali annotava, ossia di come  lo sviluppo umano si fonda, allora come oggi, sul rispetto del reciproco interesse tra l’onesto produttore e il consapevole consumatore.
Le ultime annotazioni riguardano il ritorno della dark side del Mauro. Il riemergere puntuale, come un famelico cavaliere dell’Apocalisse, del suo neurone competitivo: l’approdo al Triathlon.
Con la triplice l’incontro e l’esordio è traumatico. Si imbatte nel DTTri. Nessuna iniziazione, subito lo scontro duro, impietoso. Corsa fuori soglia e pedalate sulle salite più improbe. I compagni di squadra ne lo aspettano, ne lo incoraggiano, solo vogliono sconfiggerlo a ritmi forsennati e kilometraggi assassini. In piscina il tema non cambia: ripetute lunghe e tempi corti. L’esordio  in gara si avvicina, i più diretti contendenti lo sfidano: un assaggio lo sprint di Manerba e poi Sirmione e Iseo lo battezzano a tutti gli effetti membro del DTTri. Rimane in sospeso, solo rimandata, la sfida con la distanza lunga, l’essenza del triathlon, ma non dubitiamo che il Betty riuscirà a portare a termine anche questa.
Ultimo accenno, non di meno il più prezioso,  è dedicato alla creazione più sacra: il pargolo Nicolò, nato nell’agosto 2014 e da tutti conosciuto come il Nano. La creatura reclama tutte le attenzioni della paternità, alla quale il Betty non solo non si sottrae ma replica con tutta la sua esuberante personalità.  E con le cure e l’affetto che Mauro riserva al pargolo e alla madre, nonché amata moglie, la giornata è terminata, rimangono solo brevi momenti sempre più assottigliati di sonno che, sulle orme del Lupo, costituiscono i brevi micro sonni che scandiscono la quotidianità del Betty pasticcere, atleta, padre e marito, declinati in stretto ordine temporale.
 
 

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